A parte il fatto che “La donna che scriveva racconti” risulta quanto mai banale e poco si confà a rappresentare la produzione letteraria di una donna che nella vita di banalità ne ha vista ben poca, l’originale, “A Manual for Cleaning Women. Selected Stories”, secondo me si adatta molto di più al contenuto e al tono che la Berlin ha voluto dare ai suoi racconti.
Donna bellissima, tre matrimoni falliti alle spalle, quattro figli da tirar su da sola, Lucia Berlin ha vissuto in luoghi diversissimi tra loro (Alaska, Berkeley, New Mexico, passando per Santiago del Cile) e ne ha respirato in pieno l’essenza; ha fatto i lavori più disparati entrando in contatto con una molteplicità di persone e di situazioni che è stata poi capace di riversare completamente nella sua produzione letteraria. Raccontando delle persone che ha conosciuto, delle situazioni in cui si è trovata, delle stranezze di cui è stata spettatrice è come se questa donna ogni volta ci regalasse un pezzettino di sé, finchè alla fine del libro quello che ti resta è la sensazione di averla conosciuta. Ma non è quella conoscenza che il lettore fa dello scrittore attraverso le sue opere, penso più a due amiche che si raccontano confidenze davanti ad una tazza di caffè fumante.
Insomma, se volete incontrare una donna fragile, caparbia, ironica e avventurosa non vi resta che leggere questa raccolta di racconti e farvi catturare completamente dalle storie che vi sono contenute, sono certa che alla fine del libro vi sembrerà di aver trovato una nuova amica!
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