Martha Friel ha appena compiuto quarant’anni e si sta separando dal marito Patrick. Scopriamo ben presto che la donna ha una vita tormentata, la sua quotidianità è continuamente scombussolata e turbata dalla sua precaria salute mentale e dalla sua fragilità psichica. Martha vive la sua condizione di figlia e sorella prima, e di moglie e madre mancata poi, in maniera inquieta e turbolenta e noi lettori siamo trascinati con lei nel vortice dei suoi pensieri ingarbugliati, resi irragionevoli dalla malattia. Quanta sofferenza, povera Martha, quanto dolore per lei e i suoi cari… Ne verrà fuori?
Ciò che più di tutto ho apprezzato dello scorrevole romanzo dell’autrice inglese è l’ottimo stile colloquiale, l’ironia pungente e sempre intelligente della protagonista, l’io narrante che, anche nei momenti più bui del racconto, non mancava di farmi sorridere.
Sul profilo Facebook dell’editore leggo che Meg Mason dice: “Molte persone dicono di essere state salvate da un libro, ovvero che hanno trovato un libro, o un libro ha trovato loro, nel preciso momento in cui ne avevano bisogno…”
Ecco, L’opposto di me stessa mi ha trovato e “salvato” dal tedio del Festival!
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