L’autore racconta la città attraverso i suoi ricordi e le sue impressioni alternandole a brani presi in prestito da pagine di letteratura dedicate alla città da grandi scrittori, come Hemingway, Cortàzar, F.S.Fitzgerald per citarne solo alcuni. La scelta degli autori non è casuale: sono stati selezionati perché non francesi. Ravera Rafele, che ha vissuto a lungo nella Ville Lumière, ancora dopo tanti anni, pur nella certezza di non essere più un semplice turista, non si sente un vero parigino. Pensa quindi di ritrovare nelle parole di questi scrittori stranieri, lo stesso scollamento che prova lui stesso, né turista, né abitante, e di rendere un omaggio perfino migliore alla città, perché per lui, così come per gli altri autori, frequentarla non è consuetudine ma frutto di una scelta deliberata.
Partendo dalla sua prima abitazione l’autore, seguendo tre ipotetici itinerari, ci accompagna per le vie di Parigi, raccontandocene la storia, le curiosità; ci invita a notare dettagli o aspetti che potrebbero sfuggire al turista frettoloso ma che ci permetteranno di comprendere perfino meglio dei tanti monumenti dei classici tour, la città e le sue tante sfumature. Proprio i francesi tra l’altro, hanno coniato il termine flânerie, difficilmente traducibile, che indica sì il vagabondare ozioso per le vie cittadine, ma che implica anche il provare stupore e meraviglia ammirando il paesaggio intorno a sé: è un andare a zonzo, vigile, consapevole, emozionale. E Parigi è davvero il luogo ideale dove perdersi e vagabondare, con gli occhi e con il cuore. Non vedo l’ora di tornarci e di visitare i tanti posti suggeriti dall’autore.
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