I punti di forza di questo romanzo sono molti, la scrittura, i personaggi, l’ambientazione, la trama…
William Stoner è un ragazzo di campagna, figlio unico di genitori che lavorano sodo e che decidono di dare un’opportunità al figlio mandandolo a studiare all’università. Qui il ragazzo scopre se stesso e applicandosi con grande determinazione e lavorando per mantenersi, si laurea e diventa docente, rimanendo all’università fino alla morte. Nel corso della vita, Stoner dovrà affrontare non pochi problemi, verrà profondamente deluso da una situazione famigliare sbagliata, subirà ingiustizie e soprusi da colleghi invidiosi…
Quello che colpisce è la remissività del protagonista, a volte disarmante, che fa pensare a lui come ad un uomo indifeso, che necessita di tutta la nostra comprensione. Ci si affeziona a questo uomo mite, ingenuo, condividendone le tristi vicende. Ci si sente rassicurati dall’idea di fondo del romanzo che non si è mai soli nella sofferenza, tutti soffriamo. Ma Stoner è a suo modo un eroe, lo ammiriamo perché quello che lo rende diverso da tutti noi, è il suo stoicismo. Il suo atteggiamento di serena accettazione di quanto gli accade, lo rende unico e speciale. È un eroe della passività, quindi ben diverso dalla maggior parte dei protagonisti dei romanzi che usualmente leggiamo. Ma proprio per questo umano e unico.
La caratteristica più immediata del romanzo, quella che ci colpisce fin da subito è la sua semplicità, anche nella scrittura. Ma quando alla fine chiudiamo il libro ci rendiamo conto di aver toccato un livello altissimo di lirismo.
Consiglio questo romanzo a tutti, ma in particolare alle persone intelligenti e sensibili, quelle che cercano nella letteratura la bellezza e la forza dell’animo umano.
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